venerdì 6 giugno 2008

Poesia di Lisa 13 anni Ascoltando il primo tempo della Sonata "Al chiaro di luna"

Attimi di gioia. Attimi mai vissuti.
Attimi esistenti solo nei sogni,
che non vogliono diventar reali.
Pensieri tutti miei, gelosi.
Forse qualcuno un giorno verrà
a colmare il vuoto del mio cuore,
ad ascoltare i miei pensieri segreti.
Piccoli pensieri commoventi.
Lacrime, piccole gocce di malinconia.
Ma poi, malinconia di cosa?
Malinconia di un amore.
Un amore mai nato.
Chissà se un giorno per me ci sarà.
Nella vita tutto avviene per caso,
uno stupidissimo caso.
Lo so che la vita è preziosa
lo è quando è bella e lo è allo stesso modo quando è brutta.

Ma io, Vita, con te sono arrabbiata.
Mi hai tolto tutto ciò che avevo.
E ora continuo a sognare,
a torturarmi con i ricordi.
Ricordi della mia mente, del mio cuore.
Ricordi che resteranno in me per sempre.
Come una fotografia, come una pagina
scritta con un inchiostro...indelebile.

lunedì 2 giugno 2008

Piazza S. Nicolò

Erano gli anni cinquanta, Treviso era una città che lentamente, ma con dignità, usciva dal periodo della guerra che tanta miseria e degrado aveva lasciato.
S. Nicolò, sebbene fosse al centro della città, non era una zona d' elite, anzi....fianco a fianco con le case di un certo decoro, vedevi costruzioni cadenti, mezze distrutte dal bombardamento del 7 aprile '44, abitate da una marea di gente del popolo che possedeva poco o niente.
In via Turazza, proprio di seguito al palazzetto dove io sono nata, c' era una caserma dismessa dei carabinieri, abitata da decine di famiglie di povera gente. Vivevano stipati in pochi metri quadrati e la promisquità che per forza di cose esisteva, creava continui litigi, con urla, botte e bestemmie....Non avevano l' acqua in quelle abitazioni di fortuna ed io, bambina, guardando dalla finestra del soggiorno di casa mia la fila di donne e ragazzi che andavano con i secchi alla fontanella all' angolo della piazza,non mi sentivo per niente privilegiata, ma invidiavo quella gente e le loro abitudini. Non davo peso alle urla e parolacce che spesso si dicevano, mi piaceva invece moltissimo vederli, nelle sere d' estate, seduti a folti gruppi in piazza (sulle seggiole che si portavano da casa ), a chiacchierare fino a notte fonda.
Le serrande della mia camera erano ormai abbassate da molto ed io, che fin da bambina sono stata "gufo "e non avrei mai voluto andare a dormire, ascoltavo quel chiacchierio o quei momenti di silenzio (quando magari qualcuno raccontava un avvenimento o una barzelletta ), seguiti da cori di stupore o da fragorose risate....avrei dato qualsiasi cosa per poter essere con loro !
Non mi era permesso andare alle " caserme ", ma potevo giocare con i bambini delle "caserme " in piazza S. Nicolò.
Non erano molti i giochi che facevamo : "pantocco ", (si disegnava una griglia per terra con un sasso e poi ci si saltava sopra, senza toccare le righe e con giravolte particolari ), nascondino (anzi, scondicucco ), per il quale avevamo posti meravigliosi dove rintanarci.....i confessionali della chiesa, il giardino del Patronato, le colonne dei portici e gli angoli più nascosti lungo la mura del Seminario Vescovile.
Mi ricordo che un pomeriggio, giocando appunto a nascondino, mi ero intrufolata nel confessionale di don Mario, seduta al suo posto......Lui è arrivato ed ha aperto la tendina viola che mi nascondeva......ancora adesso, a distanza di cinquant' anni, provo al pensiero, la stessa sensazione di paura ed angoscia che ho avuto in quel momento!
Un altro divertimento della "piazzetta " era correre in bici. Io l' ho avuta in regalo alla fine della quarta elementare, ma già da prima correvo con quelle che mi prestavano le amiche dopo varie insistenze e promesse di qualcosa in cambio. Anche i miei fratelli partecipavano ai nostri giochi, ma loro, sebbene più piccoli, al posto delle bici avevano "le moto ".....Infatti, alle loro biciclette avevano attaccato, con una molletta da biancheria, un cartoncino che, toccando i raggi, faceva un rumore "di motore "ed al manubrio avevano appeso un barattolo di latta forato che riempivano di "benzina " alla fontana. Con quel carburante correvano finchè il barattolo si vuotava ed a quel punto,scendevano dalla bici e, a piedi, tornavano a fare il pieno alla fontana.
Mi commuove pensare a quei tempi, io non mi sento ancora vecchia, ma a ricordare queste cose mi accorgo del tempo che è trascorso! Sicuramente, quando l' abbiamo vissuto non ce ne siamo resi conto, ma quegli anni sono stati i più belli della nostra vita : spensierati e felici, senza paure per quello che sarebbe stato il nostro futuro, per quello che la vita ci avrebbe riservato.....
Vorrei che i miei figli e nipoti potessero dire altrettanto dei loro anni verdi, ma temo che il mondo sia troppo cambiato: abbiamo troppo di tutto e ci manca sempre qualcosa.....
Sarà difficile che si possa tornare indietro, ma si potrebbe cercare di stare meglio esigendo meno ed accontentandosi di un giro in moto "ad acqua ".